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Opinione scritta da: Redazione 9:59:49 14-07-2015
Chi di noi non si è mai trovato a contatto con bimbi un pochino disubbidienti?
Che sia per via dei nostri figli o dei bambini di chi ci circonda, la nostra pazienze è messa alla prova dall’entusiasmo di questi simpatici diavoletti. La giornata pesante al lavoro può a quel punto essere il perfetto detonatore per farci esplodere e….Boom! ecco che ci si ritrova a urlare BASTAAA proprio come è successo a noi da piccoli, in barba a tutte le promesse che ci eravamo fatti.
Eppure è proprio con questi comportamenti che otteniamo un atteggiamento ostile, che non solo non ha effetto ma che provoca proprio l’effetto meno desiderato: capricci, prese di posizioni, e i “no” incomprensibili agli over 18.
Un bambino è una creatura dolce e spietata che va guidata con autorevolezza e non con autorità, ma soprattutto con poche idee chiare, che siano regole di comportamento vere e proprie, mutuate dall’esempio parentale innanzi tutto.
Le regole per una buona educazione non sono così diverse da quelle della buona comunicazione, lungi dall’essere questa guida esaustiva.
Non ci dimentichiamo che i bambini sono personalità uniche, distinte e diverse una dall’altra, oltre che persone in miniatura. Ciò che proponiamo, quindi, è da considerare un consiglio da far aderire poi al carattere e alle caratteristiche di ogni bimbo.
Innanzitutto le regole devono essere condivise e coerenti oltre che condivisibili: inutile chiedere al bimbo di obbedire se una regola che sia chiara (premessa ineluttabile) non sia poi sostenuta all’unisono da entrambi i genitori, oppure se la regola sia, come dicono i sociologi infantili americani, “out of reach”, non alla portata del bambino. Come posso chiedere a un bambino di 4 anni di non sporcare le mani, se per giocare gli propongo le tempere?
Altra variabile fondamentale è la motivazione: un bambino è un essere piccolo, è vero, ma senziente, pertanto molto spesso il “perchè sì” e il “perchè no” o il “perchè lo ha detto il papà” non è detto che siano motivazioni a suo giudizio accettabili.
Dare una motivazione chiara e comprensibile è senza dubbio il miglior modo per persuadere all’azione anche i più piccini, soprattutto spiegando con calma cosa potrebbe accadere qualora il bambino decidesse di non obbedire all’adulto e i benefici che otterrebbe nel farlo.
Un errore comune è legare il comportamento positivo con un regalo materiale: è senz’altro la via più facile ma anche la via che porta alla prepotenza e al capriccio e che poi da grande fa sì che si sviluppino comportamenti deviati e opportunistici.
Cosa fare se nonostante tutto il bambino disubbidisce?
Innanzi tutto ricordiamoci sempre che siamo di fronte a una personalità che si sta formando, che impara attraverso l’esperienza dei propri errori, di cui noi siamo i custodi.
Ricordiamoci sempre che i bambini hanno diritto alla propria infanzia e che saranno condannati a crescere senza via di fuga: sono bambini, lasciamo che lo siano fin che possono!
Detto questo il genitore che si arrabbia è quello che davanti alla propria pazienza e buona volontà si sente dire ancora NO.
Ma come… “Te l’ho spiegato con le buone prima di arrabbiarmi!” Eppure niente!
L’ideale non è urlare senza dubbio ma cercare di persuadere il bambino con fermezza, ponendosi fisicamente alla sua altezza, guardandolo negli occhi senza mortificarlo, rendendolo ragionevole e se necessario usare un castigo che sia però educativo.
Mettere in condizione il bambino di canalizzare la propria energia verso un progetto che si trasformi in un risultato. Possiamo reagire a un bambino che vuole assolutamente vedere la televisione, trovando un gioco fatto con noi e che sia creativo e tattile: il bambino avrà la nostra attenzione e per di più svilupperà abilità cinetiche e intellettive più proficue rispetto alla semplice visione della televisione.

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