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Opinione scritta da: Redazione 10:33:56 19-03-2014
L’olio lampante è chiamato così perché in passato era utilizzato per alimentare le lampade ad olio: è quindi un olio combustibile. L’olio lampante non è commestibile: infatti, presenta elevati livelli di acidità (l’acidità è superiore al 2%) ed è sgradevole sia al gusto che all’odore. Tuttavia, quest’olio può essere utilizzato per uso alimentare ma solo dopo essere stato sottoposto ad un processo di rettifica o di raffinazione.
Vediamo in che modo. Innanzitutto, va detto che l’olio lampante viene fatto in frantoio solo con olive e attraverso procedimenti meccanici. Per abbassare la sua acidità e per eliminare odori e cattivi sapori, è necessario procedere alla raffinazione dell’olio lampante: l’olio lampante, che è trattato chimicamente in raffineria, diventa Olio di Oliva raffinato o rettificato. L’olio di Oliva raffinato per essere tale, cioè raffinato, è sottoposto a tre processi: alla deacificazione, decolorazione e deodorazione: grazie a questi processi l’olio raffinato che si otterrà sarà inodore, incolore e insapore. Vediamo in cosa consistono questi processi per raffinare l’olio lampante:
- deacidificazione o neutralizzazione: per eliminare l’eccesso di acidità che presenta l’olio lampante, si utilizza una soluzione di soda caustica che viene messa in alcuni recipienti dotati di agitatori per erogare calore;
- decolorazione: l’olio viene fatto passare attraverso filtri di terra e poi la terra viene trattata con solvente esano per estrarre l’olio in esso contenuto;
- deodorazione: il cattivo odore viene eliminato con una distillazione in correnti di vapore e in recipienti sottovuoto.
Successivamente, l’olio d’oliva raffinato diventa Olio di Oliva dopo essere stato miscelato con olio vergine o extravergine: in questo modo assume sapore e colore. La percentuale minima di olio vergine o extravergine da unire all’olio raffinato non è stabilita dalla legge: ma di solito la percentuale è dell’5-8%.
Non molto tempo fa era stata avanzata una proposta dalla Coldiretti per affrontare la crisi che vive il settore olivicolo: la proposta era quella di utilizzare l’olio lampante prodotto nel Salento come combustibile in centrali per la produzione di energia alternativa.

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